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5 curiosità che forse non sapete sulla pasta

È il cibo che mangiamo (quasi) ogni giorno, è la protagonista dei pranzi della domenica e delle giornate di festa, ci regala sempre buon umore e felicità ed è uno dei simboli dell’italianità… indovinate di cosa stiamo parlando? Naturalmente della pasta!
Nonostante sia uno degli alimenti che in casa non manca mai, siete sicuri di conoscere tutto, ma proprio tutto, sulla pasta?
Se la risposta è no, niente paura: in questo articolo vi raccontiamo alcune curiosità con cui sorprendere i vostri commensali durante il prossimo pranzo di famiglia!

Ha origini antichissime ma non è nata in Italia

Potrà sembrare strano dal momento che è il cibo preferito dagli italiani e simbolo del nostro Paese in tutto il mondo, ma la pasta non è nata nella nostra penisola.

La natalità della pasta non può essere associata a un solo popolo o paese, anche se possiamo dire che i primi a scoprirla furono persiani e greci. Contemporaneamente, in diverse zone del mondo, le civiltà del tempo cominciarono a capire che dalla macinazione e lavorazione del grano si poteva ottenere un alimento ricco e nutriente. Per quel che riguarda il nostro paese, durante l’epoca dell’Impero Romano diversi cuochi, tra cui il primo fu Marcus Apicius, fanno riferimento alle “lagane”, ossia le antenate delle attuali lasagne, un tipo di piatto molto apprezzato, che veniva farcito con vari ingredienti per ottenere il massimo della bontà.

Lo sviluppo della pasta in Italia è andato di pari passo con il susseguirsi dei popoli che hanno sostato per diversi periodi di tempo sul suolo del Belpaese. Nella zona che nei secoli a venire sarebbe diventata il sud Italia, gli Arabi hanno esportato la loro cultura e le loro conoscenze, anche in ambito culinario. A loro si deve la creazione di una forma di pasta fileggiante e tagliata in maniera sottile in modo da trattenere il condimento. Esatto, stiamo parlando della nascita degli spaghetti!

Consumare la pasta unicamente quando si era sulla terraferma, però, rappresentava un vero e proprio peccato. Gli esploratori volevano portarla con sé anche mentre erano impegnati nei lunghi viaggi dell’epoca alla scoperta di nuove parti del mondo ancora sconosciute. D’altronde, già a quei tempi era difficile resistere alla tentazione di mangiare questo cibo.
In aggiunta, si accorsero ben presto che il consumo di pasta garantiva loro un enorme rifornimento di energia, indispensabile per affrontare le giornate a bordo delle imbarcazioni o le lunghe camminate sulla terraferma.

Trasportare la pasta, però, non era ancora possibile: fino a quel momento, questo alimento era solo considerato un cibo fresco. Perciò, gli arabi dovettero inventarsi un modo per far sì che la pasta potesse essere conservata a lungo. La soluzione a questo problema fu l’introduzione dell’essicazione della pasta. Questo ingegnoso popolo riuscì a comprendere che rendendo la pasta un cibo secco, la conservazione ne avrebbe beneficiato. Naturalmente, la tecnica di essiccazione non era affinata come quella odierna, ma bastava per far felici gli esploratori e permettere loro di avere a portata di mano un cibo buono e in grado di farli sentire pieni di forza.

Quindi, gli arabi furono i primi a mettere in atto questo passaggio che, ancora oggi, fa parte del processo di produzione della pasta. Noi de La Pasta di Camerino utilizziamo una essiccazione lenta e a basse temperature all’interno di celle statiche: in questo modo, i più importanti valori nutrizionali, come proteine e fibre, rimangono invariati durante la lavorazione e la pasta prodotta ha un sapore genuino, che solo un grano 100% italiano può far emergere.

Nella Napoli del ’700 veniva impastata con i piedi

Strano ma vero, ci fu un periodo in cui il nostro cibo preferito era impastato con i piedi. La convinzione che attraverso l’utilizzo dei piedi si potesse dare forma a un impasto perfetto in termini di consistenza superava eventuali preoccupazioni relative all’igiene della pratica.

Impastare la pasta con i piedi era un’azione comune in tutto il territorio che avrebbe poi preso il nome di Italia e, inoltre, non era una pratica adottata unicamente dalla popolazione più povera. Anche le persone più ricche esigevano che l’impasto, da cui la pasta che loro consumavano aveva origine, dovesse essere creato calpestando l’acqua e la semola.
Al contrario di quanto si possa pensare, coloro che erano chiamati a creare l’impasto erano ben felici di farlo, perché ritenevano questo momento un’occasione per divertirsi. Infatti, la creazione dell’impasto era accompagnata da balli e dalla musica degli strumenti dell’epoca.

La pratica si interruppe nel momento in cui il re Ferdinando II di Borbone, per evidenti motivi igienici, vietò l’utilizzo dei piedi per la preparazione dell’impasto e incaricò un suo collaboratore di cercare una soluzione alternativa. Il risultato fu la creazione dell’uomo di Bronzo, una macchina simile alle moderne impastatrici.

Dai maccheroni fritti agli spaghetti dell’Artusi: la pasta è stata anche dolce

Nella nostra concezione è difficile immaginare che la pasta sia stata la protagonista di un dolce. Eppure, il nostro cibo preferito ha anche assunto, in qualche modo, il ruolo di dessert.

A cavallo tra il sedicesimo e il diciassettesimo secolo, in Italia, la pasta era molto diffusa nella zona meridionale, ma il privilegio di consumare questo alimento era riservato solo alle persone più benestanti.

Nei banchetti delle persone appartenenti ai ceti ricchi la pasta era servita con gli accompagnamenti tradizionali che tutt’oggi scegliamo per i nostri piatti di pasta, ma non solo. Ad esempio, a Napoli, i tipici maccheroni fritti venivano conditi con ingredienti dolci come lo zucchero e il miele e i commensali dell’epoca sembravano gradire molto la pietanza.
Non possiamo garantire sulla bontà della portata, anche se l’abitudine di accompagnare la pasta con ingredienti dolci continuò per svariati anni.

Altro esempio di come la pasta abbia avuto un passato “dolce” è la ricetta degli spaghetti alla Quaresima, realizzata da uno dei gastronomi più importanti d’Italia, Pellegrino Artusi, all’interno del suo libro La scienza in cucina e l’arte di mangiare bene. Il piatto, molto popolare in Emilia Romagna, consiste in degli spaghetti in cui pangrattato, noci, spezie e, in particolare, lo zucchero fanno da condimento. Dunque, la dolcezza dello zucchero pervade tutto il piatto ma non lo rovina, anzi, è proprio questa nota dolce che rende gli spaghetti alla Quaresima una pietanza assolutamente da provare.

I Futuristi contro la pasta

Durante l’epoca fascista, la pasta stava per scomparire dalle tavole degli italiani: l’esponente principale del movimento futurista, Filippo Tommaso Marinetti, tra i vari scritti elaborò il “Manifesto della cucina futurista in cui la pasta veniva condannata per il fatto di rendere l’uomo stanco e poco propenso a combattere per il proprio paese d’origine. Il futurismo pensava che l’alimentazione giocasse un ruolo fondamentale nel determinare la forza di un popolo in termini bellici. A rinforzare questa considerazione di Marinetti, Benito Mussolini ne fece una questione economica, segnalando la necessità di ridurre i costi dell’importazione del grano da altre nazioni. 
Tale iniziativa però trovò poco consenso, dal momento che gli italiani erano affezionati alla pasta e, soprattutto, per il fatto che proprio Filippo Tommaso Marinetti e tutte le persone che aderivano al futurismo erano soliti consumare con una certa costanza questo alimento.

Come sappiamo, quindi, le cose sono andate diversamente e la pasta continua a riempire di gioia e gusto le tavole degli italiani.

La Guerra dei Maccheroni di Gioacchino Rossini

Forse non tutti sanno che il compositore pesarese, nostro conterraneo, era un buongustaio: con Gioacchino Rossini non condividiamo solo la regione di provenienza ma anche l’assoluto amore che nutriamo verso la pasta e il buon mangiare.

Era innamorato della pasta e del mangiare bene a tal punto che nel corso della sua vita realizzò diverse ricette, tra cui la più famosa è sicuramente quella dei Maccheroni alla Rossini. Tra l’altro la storia di questa ricetta è stata piuttosto turbolenta: durante una cena, un amico dello scrittore francese Alexandre Dumas padre, il quale poteva definirsi altrettanto una buona forchetta, chiese a quest’ultimo quale fosse la vera ricetta dei maccheroni napoletani. Dumas chiese aiuto a Gioacchino Rossini, suo amico, che, perciò, decise di invitarlo in Italia per fargli assaggiare i suoi maccheroni, alla Rossini appunto, molto diversi da quelli alla napoletana: nel piatto infatti a farla da padrone è una salsa con tartufo, funghi, prosciutto magro tritato e formaggio. Una volta che il compositore servì il proprio piatto, Dumas si rifiutò di assaggiare anche solo un maccherone scatenando la furia di Rossini, che lo prese come un vero e proprio affronto. Questo aneddoto passò alla storia come la Guerra dei Maccheroni.

Le curiosità sulla pasta sono davvero molte e noi ve ne abbiamo proposto solo alcune, quelle che hanno scatenato il nostro interesse. Le conoscevate già? Siamo certi che almeno un paio di queste vi faranno fare bella figura in famiglia, quando arricchirete un piatto fumante de La Pasta di Camerino con un bel racconto sulla storia della pasta!

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Sulle colline dell’entroterra marchigiano la brezza del mare adriatico si mescola all’aria pura e alla terra genuina dei monti sibillini. È qui che nasce La Pasta di Camerino, ruvida e porosa come quella fatta in casa, realizzata con cura e nel rispetto dei migliori metodi artigianali.

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